La città di Messina, dopo lo stravolgimento del tessuto urbano seguito al
catastrofico terremoto del 1908, ha cercato di ricostruirsi con una
espansione verso le pendici collinari del versante ionico dei monti
Peloritani e, con particolare riguardo, lungo le vallate intorno ai
torrenti: S. Filippo, Zaera, Giostra ed Annunziata e, ciò, per diverse
ragioni e finalità.
La principale ragione di tale espansione, nell'immediato, è stata
suggerita da una più facile viabilità, sfruttando il letto dei predetti
torrenti e loro affluenti, per rilanciare, così, quella prevalente
economia agricola, del tempo, ed utilizzando, favorevolmente, le risorse
dei luoghi per le opere di urbanizzazione primaria degli edifici che hanno
avuto il loro sfogo in questi stessi.
Tutto ciò, fino alla fine degli anni trenta, quando i vani baraccati
demoliti ammontavano a circa 14.000 unità, le casette ultra popolari
costruite erano 6.000 e gli alloggi 5.492.
A quel tempo, restava, sempre, consistente e considerevole il
baraccamento, che si attestava intorno al 32% delle abitazioni della città
e con una popolazione pari al 30% di quella complessiva; spingendo, così,
verso la necessità di attuare un nuovo Piano Regolatore Generale della
città.
Purtroppo, un nuovo evento storico ha inferto un duro colpo a quella via
di ricostruzione e di riassetto urbanistico, da più parti sentito e
studiato.
Scoppia, infatti, il secondo conflitto bellico mondiale, che tante
distruzioni e rovine ha riportato alla città, lacerandone, vieppiù, il
tessuto edilizio urbano e la stessa economia messinese.
Caotica è stata la ricostruzione, dalla fine degli anni quaranta a tutti
gli anni cinquanta; perchè, da un lato, si riproponeva la drammatica
quanto disperata realtà della carenza di alloggi e, dall'altro, prendeva
consistenza e corpo il fenomeno, demograficamente, definito come
urbanesimo.
Questo fenomeno ha portato, in città ed immediata periferia, nuovi nuclei
familiari, provenienti: dalla estrema periferia, dai comuni della
provincia e da oltre Stretto, anche per gli interessi di lavoro e di
studio offerti da Messina.
Tale movimento migratorio ha spopolato intere zone agricole e comuni
montani, segnando una svolta dall'economia rurale a quella industriale e
di pubblico impiego.
L'inurbazione massiva a Messina, malgrado l'imponente intervento
costruttivo privato e di edilizia popolare tra: Contesse, C.E.P., Rione
Aldisio, Gazzi-Fucile, Fondo Pugliatti, Camaro S.Paolo e S.Luigi, Giostra,
Villa Lina e Ogliastri, in particolare, ha rallentato il completo soddisfo
di abitazioni, in ragione della popolazione presente sul territorio
comunale.
I Quartieri, ovvero i Fondi rionali, la cui edilizia ultrapopolare era
stata impostata e basata su criteri di provvisorietà, si è, invece,
evoluta con ampliamenti e superfetazioni irrazionali vanificando gli scopi
urbanistici originari.
|